18.10.2021

La nuova strada della sostituzione delle importazioni

Import substitution: fare affari in Russia all'epoca delle sanzioni

 

L’embargo introdotto a seguito delle sanzioni occidentali ha precluso la strada dell’export a molte aziende, soprattutto a quelle legate al settore agroalimentare. Ma la nuova politica economica di sostituzione delle importazioni avviata dalla Russia potrebbe rivelarsi un’alternativa interessante per gli investitori

Lucia Bellinello 18/10/2021

L’embargo adottato dalla Russia come risposta alle sanzioni occidentali, introdotte nel 2014 a seguito della crisi ucraina, si è rivelato una doccia fredda per molte imprese, soprattutto quelle dell’agroalimentare, che dall’oggi al domani si sono viste precludere la possibilità di esportare i propri prodotti in Russia. Da allora sono trascorsi sette anni; e se da un lato il blocco delle importazioni straniere nella Federazione ha rappresentato un duro colpo per molte aziende, dall’altro è stato accompagnato da una nuova strategia di politica economica, finalizzata a incentivare gli investimenti esteri nella “Terra dei cremlini”.

 

I prodotti colpiti dalle sanzioni

Con il decreto N.560 del 6 agosto 2014, la Russia chiudeva le frontiere a una serie di prodotti agricoli, materie prime e prodotti alimentari, tra i quali carni bovine e suine, pollame, pesce, formaggi e latticini, frutta e verdura fatti nei paesi dell’Unione Europea, in USA, Canada, Australia e Norvegia, come attestato dal certificato di origine della merce. Da queste misure si sono salvati i vini e gli alcolici, le bevande, i fiori e le piante ornamentali, la pasta, i dolciumi e i prodotti da forno, oltre ai prodotti per l'infanzia e le merci acquistate all’estero per consumo privato.

Da allora ben poco è cambiato: salvo rare eccezioni rese possibili attraverso controversi escamotage, ancora oggi frutta, verdura e mozzarelle Made in Italy sono assenti dalle tavole e dagli scaffali della Federazione.

Ai danni subiti dal settore agroalimentare, che sono stati pari a 346 milioni di euro nel 2015 (ultimo anno in cui è stato possibile fare un confronto con la situazione pre-embargo, dati ICE), si aggiungono i danni indiretti causati dalla perdita di immagine e dalla diffusa contraffazione, alimentata dai prodotti “Italian sounding”.

E se è pur vero che ad alcuni settori si preclude la strada dell’export, non bisogna dimenticare che negli ultimi anni, con la politica economica di sostituzione delle importazioni, la Russia ha aperto le porte a una nuova forma di investimento dalle grosse potenzialità.

                                                          

Il piano di sostituzione delle importazioni                  

Uno dei principali elementi che hanno caratterizzato la politica economica russa degli ultimi anni, oltre all’embargo, è il piano di sostituzione delle importazioni (Import substitution). Un progetto ambizioso volto ad attrarre nuovi investimenti stranieri per incentivare la nascita di un’industria più efficiente e competitiva, capace di sostituire il precedente modello di sviluppo incentrato prevalentemente sull'esportazione di materie prime, creando al contempo posti di lavoro e rilanciando produzioni (soprattutto tecnologiche) che possano in futuro trovare sbocco anche sui mercati esteri.

Strategia vincente? È presto per dirlo. Ma secondo “Doing Business”, negli ultimi 6 anni la Russia è passata dal 92° al 28° posto nella classifica dei Paesi più favorevoli per fare business. E stando ai dati del 2020 diffusi dalla rappresentanza commerciale della Federazione Russa in Italia, con sede a Roma, il volume degli investimenti diretti stranieri in Russia è stato pari a 7,2 miliardi di dollari. Secondo le previsioni, quest’anno la crescita degli investimenti dovrebbe essere del 3,1%, mentre nel 2022 potrebbe arrivare al 5-6%. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’aumento del Pil, nel 2022, dovrebbe essere del 2-3%.

I settori maggiormente interessati dal programma di sostituzione delle importazioni sono l’agroalimentare, il meccanico e il manifatturiero, cioè quei comparti dove l’export o non è più possibile a causa dell’embargo, o non è conveniente per un prezzo finale di vendita troppo elevato per l’acquirente.

 

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Nel tentativo di “sedurre” le aziende italiane e attirare nuovi investimenti, la Russia ha anche lanciato la strategia del “Made with Italy”, che punta a realizzare in loco prodotti con tecnologia e know-how italiani.

E visto che uno dei punti di forza dei rapporti commerciali ed economici tra Russia e Italia è proprio la complementarità dei sistemi produttivi, questo potrebbe essere solo l’inizio di un lungo percorso di collaborazioni.

Ma gli esperti avvertono: per avviare una produzione in Russia è indispensabile avere le “spalle larghe” e poter fare affidamento su una realtà di consulenza solida e preparata, capace di offrire tutto il sostegno necessario per un’operazione così delicata.

 

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I sostegni alle imprese

Un punto importante nel percorso di attuazione del piano di sostituzione delle importazioni è rappresentato dalla Legge Federale N. 488 del 31 dicembre 2014 “Sulla politica industriale” che, oltre a indicare il potenziamento dell'industria nazionale come obiettivo economico primario, introduce strumenti a sostegno degli investitori russi e stranieri, che possono agire tramite persone giuridiche registrate in Russia.

Tra le misure previste dal piano ci sono la disposizione di sussidi, incentivi e agevolazioni finanziarie da parte di banche, fondi e agenzie a controllo statale a favore dei produttori locali; il potenziamento dei parchi industriali e delle Zone Economiche Speciali (ZES) caratterizzate da una tassazione azzerata per dieci anni; la predisposizione di restrizioni all’acquisto di merce straniera da parte degli enti pubblici; l’adozione di misure tariffarie e non tariffarie volte a limitare l’ingresso di merce straniera; l’elaborazione di forme di partnership pubblico-private al fine di creare condizioni favorevoli per gli investitori e una strategia di standardizzazione dei requisiti tecnici per l'attestazione della conformità dei prodotti.

 

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